Romanica Olomucensia 2019, 31(1):91-103 | DOI: 10.5507/ro.2019.007

La riscoperta del mito nella letteratura italiana degli anni quaranta: Carlo Levi e Cesare Pavese

Luciano Lagazzi
Univerzity Palackého v Olomouci

Durante gli anni Quaranta Carlo Levi e Cesare Pavese riflettono sul mito, sia in rapporto alla tradizione classica, sia in rapporto alla manipolazione dei materiali mitologici operata dalle dittature europee. Questo interesse, nutrito in Levi dal rapporto con la vita e la cultura arcaica dei contadini lucani, in Pavese dalla frequentazione di testi di storia delle religioni e antropologia, si tradurrà per entrambi gli scrittori in libri e operazioni culturali importanti per un profondo ripensamento filosofico e letterario del mito. Sulla scorta di quella «conoscenza per citazioni» cara a Benjamin e a Jesi, si è cercato di lasciar parlare soprattutto gli autori, relegando l'apporto critico al commento dei brani citati. È così emersa la rivalutazione del valore poetico e identitario del mito che Levi e Pavese ribadiscono a dispetto delle sue strumentalizzazioni politiche. Per Levi è proprio il carattere mitico della cultura subalterna a renderla più umana e positiva di quella razionalistica dominante. Per Pavese, nonostante la moderna inaccessibilità collettiva al mito, esso rappresenta comunque un modello archetipico di formazione del sé. Non stupisce allora che il mito divenga un elemento fortemente caratterizzante nell'opera di Levi e di Pavese, anche se le sue potenzialità poetiche non vengono immediatamente colte dalla cultura degli anni Quaranta.

Parole-chiave: mito; alterità; origine; libertà; identità

The rediscovery of the myth in Italian literature in the forties: Carlo Levi and Cesare Pavese

During the 1940s, Carlo Levi and Cesare Pavese reflected on the topic of myth, both in relation to the classical tradition and to the manipulation of mythological materials by European dictatorial regimes. This interest, nurtured in Levi by the relationship with the archaic life and culture of the Lucanian peasants and in Pavese by his focus on texts on the history of religions and anthropology, was transferred into books and cultural operations that are important for a profound rethinking, philosophical and literary, of the myth. On the basis of that "knowledge for citations" that was so dear to Benjamin and Jesi, an attempt is made to let the authors speak for themselves, relegating the critical contribution to the comments on the citations. The revaluation of the poetic and identity value of the myth that Levi and Pavese reaffirm has emerged in spite of its political exploitation. For Levi, it is precisely the mythical character of the subordinate culture that makes it more human and positive than the dominant rationalist one. For Pavese, despite the modern collective inability to access myth, it still represents an archetypal model of self-formation. It is not surprising, then, that the myth becomes a strongly characterizing element in the work of Levi and Pavese, even if its poetic potentialities are not immediately captured by the culture of the forties.

Keywords: myth; otherness; origin; freedom; identity

Prepublished online: August 6, 2020; Published: June 30, 2019  Show citation

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Lagazzi L. The rediscovery of the myth in Italian literature in the forties: Carlo Levi and Cesare Pavese. Romanica Olomucensia. 2019;31(1):91-103. doi: 10.5507/ro.2019.007.
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