Romanica Olomucensia 2020, 32(2):329-344 | DOI: 10.5507/ro.2020.018

Il ‘narrautore’ dell’ultimo Pier Paolo Pasolini

Luciano Lagazzi
Univerzita Palackého v Olomouci, Czech Republic

A partire dalla Divina Mimesis, pubblicata postuma ma iniziata nel 1963, Pasolini cerca un diverso approccio alla letteratura, rifiutando il valore convenzionale del narratore per cercare un contatto più diretto fra autore e lettore. Come emerge anche in Teorema e soprattutto in Petrolio, l'autorialità pasoliniana assume i caratteri di un «narratore in carne ed ossa», che non non si limiti a proporre una «macchina narrativa che funziona da sola nell'immaginazione del lettore», ma diventi un punto di riferimento concreto per un dialogo reale. Data l'abbondanza dei materiali pasoliniani, sulla scorta di quella «conoscenza per citazioni» cara a Benjamin, si è cercato di lasciar parlare soprattutto l'autore, relegando l'apporto critico al commento dei brani citati. Dall'analisi delle ultime opere narrative di Pasolini, emerge la chiara volontà di rinnovare il proprio stile narrativo non tanto in funzione estetica, ma piuttosto etica: Pasolini anzi abbandona la mimesi socioculturale del discorso libero indiretto, tipica della produzione precedente, per dare maggior spessore alla figura del sé, che mentre si atteggia a narratore non cessa di essere Pier Paolo Pasolini. La via tracciata da Pasolini, sostanzialmente antisperimentale e antipoetica, se ha certo portato il suo messaggio ai vertici provocatori e comunicativi degli ultimi anni di vita, non sembra aver avuto molti sostenitori. Gli scrittori italiani si sono semmai accodati allo stile calviniano, tanto elegante e piacevole, quanto tendenzialmente astratto e in fuga dalla realtà. Forse solo Saviano ha saputo riproporre, almeno in Gomorra, il «narratore in carne ed ossa» pasoliniano.

Parole-chiave: autore; autorialità; convenzionalità; metaromanzo; narratore

The "narrauthor" of the final works of Pier Paolo Pasolini

Starting from the Divine Mimesis, published posthumously but started in 1963, Pasolini seeks a different approach to literature, rejecting the conventional value of the narrator to seek a more direct contact between author and reader. As also emerges in Teorema but especially in Petrolio, Pasolini's authorship assumes the characteristics of a "flesh-and-blood narrator", which does not limit itself to proposing a "narrative machine that works alone in the reader's imagination" but becomes a concrete point of reference for a real dialogue. Given the abundance of Pasolinian materials, on the basis of that "knowledge for quotations" dear to Benjamin, a great effort is made to let the author be the main voice, with the critical contribution being relegated to the commentary on the passages that are quoted. An analysis of Pasolini's final narrative works reveals a clear desire to renew his narrative style not so much in an aesthetic, but rather in an ethical way: Pasolini does indeed abandon the socio-cultural mimesis of free indirect discourse, which was typical of his previous work, to give greater depth to the figure of the self, who, while posing as a narrator, does not cease to be Pier Paolo Pasolini himself. The path traced by Pasolini, substantially anti-experimental and anti-poetic, does not seem to have had many supporters even if it certainly brought its message to the provocative and communicative vertices of the last years of his life. The Italian writers, if anything, have been appended to the Calvinian style, so elegant and pleasant, and yet abstract and fleeing reality. Perhaps only Saviano has been able to re-propose, at least in Gomorra, the Pasolinian "narrator in the flesh".

Keywords: author; authorship; conventionality; metaromanzo; narrator

Received: November 30, 2019; Revised: November 30, 2019; Accepted: August 29, 2020; Published: December 31, 2020  Show citation

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Lagazzi L. The "narrauthor" of the final works of Pier Paolo Pasolini. Romanica Olomucensia. 2020;32(2):329-344. doi: 10.5507/ro.2020.018.
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